Casco da moto: storia, com’è fatto e tipologie

Il casco ha una storia centenaria che parte dai primi anni del 1900. Abbiamo una prima documentazione del suo utilizzo che risale a quel periodo, quando il campione statunitense di ciclismo su pista Harry Elkes, in attività a cavallo fra il XIX e il XX secolo.

Era il 30 maggio del 1903, quando provando la pista del velodromo di Boston, lo statunitense cadde e venne travolto da uno stayer, schiacciandogli il capo con la ruota del motociclo. La visione fu devastante ed ebbe effetti sugli spettatori, al punto da diventare un caso mediato da riempire numerose pagine in giro per il mondo. Da quell’incidente si è iniziato a discutere dell’utilizzo del casco per le gare velocistiche.

Quando fu introdotto, il casco era solamente un copricapo in cuoio morbido, successivamente fu introdotto quello con cuoio duro. Da lì in poi ci sarà una vera e propria evoluzione di questo prezioso salva vita. Non a caso gli Stati hanno introdotto l’obbligo di indossarlo quando si va in moto, in bici e in alcuni casi anche sui monopattini. Ma da cosa è composto un casco?

Da cosa è composto il casco

Il casco è forse l’accessorio più importante quando si decide di guidare un veicolo a due ruote. Il suo utilizzo è giornaliero ed interessa tutte le fasce d’età. Sono in pochi, però, ad essersi chiesti com’è fatto. Navigando online, tra notizie sui principali casino in Grecia, ci sono tantissime informazioni in merito alla loro composizione.

Partiamo dalle calotte esterne, in genere realizzate in diverse misure in modo da migliorare la calzatura. Queste si dividono in due macrofamiglie: termoplastica stampata e materiali compositi, ovvero kevlar, fibra aramidica, vetroresina. La prima citata garantisce performance di maggior rilievo in termini di resistenza all’urto, mentre la seconda sono molto leggere. All’interno, invece, c’è una calotta in polistirolo espanso.

Passiamo poi al rivestimento interno e ai guanciali. Quasi tutti i modelli presenti sul mercato hanno queste due componenti rimovibili e realizzati con materiale traspirante e lavabile, in modo da renderlo più confortevole. Due, infine, sono i meccanismi di chiusura che possiamo trovare: cinturino micrometrico e il sistema di ritenzione con cinturino a doppio anello che caratterizza i caschi top di gamma.

I tipi di casco

Una volta visto di cosa è composto un casco, passiamo ai modelli che possiamo trovare in commercio. Sicuramente il casco integrale è quello che più di tutti protegge interamente la testa di chi lo indossa. Sull’etichetta troviamo una P(che sta per Protective) e può essere usato in pista e in strada.

Altro tipo di casco è quello Jet o aperto, che si differenzia da quello integrale per la mancanza di mentoniera. In questo caso l’etichetta riporta la lettera J. Infine ci sono i caschi demi jet, meno avvolgente e che offrono poca protezione su nuca e guance rispetto al casco aperto. Questi sono entrambi adatti per l’uso estivo, in quanto permettono una maggiore areazione, ma è consigliato solamente per uso cittadino e scooteristico.